Il Naples Power ritorna al futuro grazie al disco Nuova Napoli dei Nu Guinea
Chi non ricorda l’esilarante intervista di Lello Arena a James Senese nel film, No grazie il caffè mi rende nervoso? Una commedia noir di Lodovico Gasperini del 1982 in cui un maniaco omicida, Finiculì finiculà, boicotta il Primo Festival Nuova Napoli, dedicato alla musica napoletana sperimentale, perché non vuole che Napoli cambi. Finiculì finiculà farà prima cadere un’impalcatura del teatro tenda, poi ammazzerà James Senese e minaccerà Massimo Troisi per il sol fatto d’aver aderito al Festival. La storia dei Nu Guinea parte da lì. I due dj e produttori napoletani, Massimo Di Lena and Lucio Aquilina, di 30 e 32 anni, che vivono dal 2014 a Berlino, hanno intitolato il loro primo album autoprodotto, Nuova Napoli. “Con i Nu Guinea ci siamo immaginati – spiegano – una band dell’epoca che partecipasse a questo festival, anche perché lo spirito che portava James Senese a fare una musica diversa in quegli anni è lo stesso che sentiamo noi oggi.” Un disco che sarebbe potuto uscire tranquillamente 40 anni fa. Un omaggio, un suono che ritorna al futuro, figlio dei Napoli Centrale, Pino Daniele e di Rosso Napoletano di Tony Esposito, tra l’altro citati nel disco. “Ma c’è anche una scena di artisti minori – continuano Massimo e Lucio – dai quali abbiamo preso ispirazione come Oro, Donatella Viaggiano, Antonio Sorrentino. Amiamo scavare nel passato delle culture musicali di tutto il mondo, quella cubana, nigeriana, brasiliana. Il mescolare tutto col napoletano, ha dato un’identità precisa al progetto.” Perché come scrive lo scrittore Pino Aprile l’identità non è data dall’essere qualcosa ma dal fare qualcosa in modo originale e cioè nel rendere unico ciò che già esiste, ovvero non è una fiamma da custodire, ma un fuoco vivo che brucia. Napoli ha fatto proprio il cibo, i suoni e le idee che le sono arrivate nel tempo, prima dal mare e poi con i media, assorbendo come una spugna tutto, per poi creare qualcosa di nuovo. È l’unica città italiana in cui si producono tutti i generi musicali possibili, dal folk all’elettronica, dal rock al pop, dal rap alla musica d’autore, senza mai perdere le proprie radici.
Perché Nu Guinea?
Nasce dall’idea di un immaginario esotico, un posto lontano che probabilmente non visiteremo mai. Un luogo ideale dove si mescolano suoni di differenti razze e culture
Come nasce Nuova Napoli?
Nel 2016, dopo due anni che ci siamo trasferiti a Berlino, stavamo lavorando al disco del batterista nigeriano Tony Allen e avevamo in calendario un altro album con lui, durante un break ci siamo lasciati andare a jam session ed è uscito un brano rappato, Stann fore. È nato così per caso il disco, dalla nostalgia di casa, dalla mancanza della nostra terra. Se non ci fossimo trasferiti a Berlino forse non sarebbe mai nato.
E Finiculì finiculà che fine ha fatto?
Finiculì finiculà è la metafora delle major, che in qualche modo vogliono imporre e convincere gli artisti che per raggiungere degli obiettivi, bisogna seguire degli canoni espressivi e compositivi. Noi abbiamo seguito il nostro istinto musicale, speriamo di poter essere la prova che è possibile percorrere strade diverse.
Je vulesse è una poesia di Eduardo.
È nata prima la musica poi ci siamo messi a cantare sopra e ci è venuta l’idea di riadattare delle poesie napoletane. La prima che ci è venuta in mente è stata proprio “Io vulesse truva’ pace” di Eduardo De Filippo. Era perfetta per incastri e tutto e dopo averla arrangiata e fatta cantare da Fabiana Martone, abbiamo chiesto l’autorizzazione alla famiglia, che è stata gentilissima nel concederci i diritti. Un onore grandissimo poter utilizzare le parole di Eduardo.
Per il sound che avete vi definireste vecchi o nuovi?
Difficile rispondere, quello che cerchiamo di fare è andare a scovare suoni e dischi di nicchia a cavallo fra gli anni 70 e 80 in un momento in cui l’incontro tra varie culture dava vita a degli ibridi che mescolavano per la prima volta la musica disco, funk e jazz con i suoni della musica popolare. Noi cerchiamo di riprendere quell’approccio ma con mezzi differenti e possibilità maggiori dovute anche all’opportunità, al giorno d’oggi, di avere accesso a musica di tutto il mondo in maniera relativamente facile.